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“Ti amo, ti amo campionato perché non sei falsato” cantava Elio di Elio e le storie tese nel 1998. Un brano cult usato per ironizzare tutte le nefandezze del calcio nostrano.
Ma cosa c’è di più attuale di questa “canzone” scritta da Elio e Rocco Tanica più di dieci anni fa?
Il video, con la complicità dei Gialappa's andato in onda nell’ultima puntata di Mai dire goal dello stesso anno, riassumeva i casi dubbi a favore della Juve in quel campionato. Sottolineati dalla strofa «Ha detto Umberto Agnelli che son state solo delle sviste. Due o tre sviste arbitrali.».
Non trovate anche voi che questo video rappresenti una sorta di fotografia del campionato (ossimoro voluto) appena concluso di cui nessuno parla più (e intanto l’Inter ha il suo bel tricolore sul petto)? A cambiare sono solo gli interpreti e i colori delle strisce sulle maglie da gioco.
Ora, voglio dire, sarà che siamo tutti un pò cazzoni (per non dire che la coerenza è diventata un optional di questo mondo) ma sono rimasto a riflettere con gli occhi sgranati quando ho visto che alla festa di San Siro, la domenica sera, era presente anche il nostro (ormai non più) grande Elio. Tifosissimo dell’Inter (come lecito che sia) presente allo stadio con indosso la sua maglietta nerazzurra!
Ma come? Non è possibile? E io che credevo che... vabbè sarà stato il Cynar. Che volete che ve dica?
A presto...
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mercoledì 28 maggio 2008
lunedì 26 maggio 2008
Roma ha vinto!
fonte Corriere dello Sport
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La Roma vince all’Olimpico 2-1 e conquista la nona Coppa Italia della sua storia.
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Non si tratta di rivincita ma dell’ennesima prova di superiorità della squadra di Roma cui è stato sottratto uno scudetto in modo clamorosamente scorretto.
Hanno soppresso ingiustamente la gioia di un’intera città pronta ad esplodere di felicità, di allegria, di colori. Non smetterò mai di scriverlo, di ribadirlo. Più di questo non posso e non possiamo fare.
Grazie alla squadra, alla società, al presidente Sensi.
A tutti coloro che stavano a Roma sabato sera ma che non la conoscono bene, o magari tifano per un’altra squadra... non penserete mica che quello che avete visto per le strade della città era il festeggiamento di un nostro scudetto? No. Quello era solo un ringraziamento, un piccolo piacere, lo stare insieme per una Coppa Italia vinta. Voi, quello che è successo a Roma per la vittoria di un Campionato, neanche lo immaginate.
Era doveroso il chiarimento perché cominciavo a sentir circolare voci strane...
Grazie alla squadra, alla società, al presidente Sensi.
A tutti coloro che stavano a Roma sabato sera ma che non la conoscono bene, o magari tifano per un’altra squadra... non penserete mica che quello che avete visto per le strade della città era il festeggiamento di un nostro scudetto? No. Quello era solo un ringraziamento, un piccolo piacere, lo stare insieme per una Coppa Italia vinta. Voi, quello che è successo a Roma per la vittoria di un Campionato, neanche lo immaginate.
Era doveroso il chiarimento perché cominciavo a sentir circolare voci strane...
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giovedì 22 maggio 2008
La degna conclusione di un campionato irregolare
Sono passati alcuni giorni da domenica. Ancora di più sono quelli in cui non mi sono fatto sentire ma penso non si sia sentita la mancanza di un nuovo post, quello del 16 maggio è rimasto di estrema attualità e ritengo lo sarà ancora per molto tempo. Ma c’è ancora tanto da scrivere, tanto, da non saper dove iniziare.
Questo lasso di tempo che divide oggi da domenica è servito a svelenire la rabbia che sale quando si ha la certezza che le cose vanno così come devono andare ma in modo ingiusto e consapevolmente falsato. È servito a diventare freddi, lucidi e spero ad organizzare le idee.
La prima cosa che mi viene in mente di domenica è che quella giornata, l’ultima di campionato, sia stata il degno epilogo dell’intera stagione di serie A 2007/2008. Il contesto in cui si è giocato, sia a Parma sia a Catania, è stato a dir poco surreale e terribilmente grave se pensiamo che stiamo parlando di due partite di calcio.
A Parma come a Catania c’è stato il divieto della trasferta organizzata per le tifoserie esterne con conseguente chiusura del settore ospiti dei rispettivi stadi. Ma mentre a Parma i tifosi interisti si sono riversati in massa, a Catania vi erano solo poche decine di romanisti andati a vedere la partita legalmente comprando il biglietto nominalmente (era consentito infatti acquistare due biglietti a persona).
A Parma i tifosi dell’Inter hanno dato vita a numerosi scontri con le forze dell’ordine tra le ore 12 e le ore 15 circa, devastando l’area adiacente lo stadio e assalendo addirittura una scuola materna (foto). Due poliziotti sono rimasti feriti e un cameraman è stato aggredito. Intorno alle 15 l’orda di barbari ha forzato gli ingressi del settore ospiti ed è entrata nello stadio per vedersi “tranquillamente” la partita (ricordo cosa vietata preventivamente dagli organi di competenza).
A Catania i tifosi della Roma non sono andati. Non lo hanno fatto per rispetto delle Istituzioni e per il clima ostile e vendicativo (di cosa non si riesce a capire!) che si avvertiva da diversi giorni tra i catanesi. In effetti i presagi erano fondati. Quello che si pensava è poi divenuto una triste realtà. Dal Corriere dello Sport di lunedì 19 maggio:
Proprio normali i novanta minuti, ma soprattutto il prima, non possono proprio definirsi. È stato un clima molto difficile quello con cui la Roma ha dovuto convivere in questa infinita domenica che se non si fosse conclusa con la salvezza del Catania, chissà cosa sarebbe successo.
ALL’ESTERNO - [...] L’obiettivo era diventato il pullman che avrebbe condotto la Roma allo stadio. Un pullman, peraltro, scelto pure malridotto con lo scopo che nessuno l’avrebbe individuato come quello che stava portando la Roma al “Massimino”. E invece, roba da non crederci, a poco più di cento metri dallo stadio, in un vicolo stretto, è accaduto il primo fattaccio. In quel vicolo, ci dicono c’è un covo degli ultras catanesi. Sta di fatto che a un certo punto, l’autista del pullman è stato costretto a inchiodare perché la strada era bloccata da alcune persone. Che altro non erano che l’esca. Perché appena il pullman ha stoppato la sua corsa, sono sbucati circa duecento tifosi che hanno circondato l’automezzo, incuranti dei dieci mezzi della polizia che scortavano la squadra. Calci, pugni, sputi al pullman, ma c’è chi è andato oltre, un tifoso infatti con un martello ha mandato in frantumi il cristallo al fianco dell’autista, si sono vissuti momenti di panico poi, fortunatamente, il pullman è riuscito a rivedere la luce e ad entrare nello stadio.
ALL’INTERNO - In campo, poi, la Roma tutto ha trovato meno che un tappeto rosso.
Ma questo lo si sapeva e per certi versi si può anche capire. Quello che invece non si può comprendere sono altre cose. Come le centinaia di persone che stavano in campo senza che si capisse perché, cosa che ha fatto notare anche De Rossi: “A me la domenica precedente la Lega ha vietato l’ingresso di mia figlia in campo durante la partita perché così dice il regolamento, qui ho trovato duemila persone intorno al campo. Ma come è che funzionano le cose?”. C’è da aggiungere anche che diverse persone hanno stazionato fisse intorno alla panchina della Roma e la frase più carina è stata “non tornate a Roma”. Stesso trattamento hanno ricevuto i dirigenti romanisti in tribuna, lasciati letteralmente in balia dei tifosi. [...].
A ciò va aggiunto l’increscioso fatto accaduto ad alcuni giornalisti provenienti dalla capitale. Da Il Messaggero di lunedì 19 maggio:
“Favorisca i documenti!” è un ordine che ognuno di noi si è sentito impartire in vita sua. Da una pattuglia stradale, da un agente di frontiera, dagli addetti al controllo ingressi di un qualsiasi ufficio. Ma non per esser presi poi a calci e pugni, se per caso la città di origine non era gradita. È quanto accaduto ieri alle 13 a tre giornalisti in una viuzza vicino allo Stadio Massimino di Catania, che stavano raggiungendo in taxi. L’auto è stata bloccata da una decina di energumeni, che hanno aperto a forza le portiere imponendo quell’anomalo controllo.
Emanuele Gamba e Mattia Chiusano di Repubblica e Daniele Lo Monaco de Il Romanista hanno tirato fuori il tesserino professionale: alla scoperta che venivano da Roma, sono partite le botte, anche alla testa. Fortuna, ha raccontato uno di loro, che ha distolto l’attenzione degli aggressori l’arrivo del pullman della Roma: con un vetro spaccato nel tragitto albergo-stadio. Un altro taxi, su cui viaggiava il nostro Mimmo Ferretti, aveva subito le stesse attenzioni attorno a mezzogiorno. Ma i pugni e i calci erano finiti solo sulle portiere. [...].
Questo, per quanto possibile, è stato il fin troppo conciso riassunto della giornata calcistica di domenica, un’ennesima giornata falsata (ancor più gravemente da fatti esterni al calcio, di violenza, di aggressioni, di inciviltà e assoluto non rispetto delle regole) di un intero campionato falsato.
Nella giornata successiva oltre al danno la beffa: il Catania è stato multato di 15.000 euro per lancio di bengala, petardi e fumogeni. 15.000 euro più o meno quanto è stato multato (erano 10.000) Francesco Totti quando pochi mesi fa ha rivelato il suo pensiero sugli “aiutini” all’Inter, come se alcune dichiarazioni (peraltro fondate) avessero lo stesso peso dello scempio consumatosi domenica.
Il Catania sanzionato dunque non perché c’erano almeno duecento persone che non dovevano stare a bordo campo, non perché dall’aeroporto all’hotel e poi allo stadio la Roma è stata ininterrottamente assalita e intimidita.
Tutto ciò ritengo sia un’ennesima grave sconfitta dell’Osservatorio, delle Istituzioni, dello Stato. Non si riesce più a garantire l’ordine pubblico in una partita di calcio e questo lo dimostrano i fatti di Catania e più in generale il fatto che vengono vietate le trasferte ai tifosi (che a mio avviso dovrebbero esser liberi di andare ovunque) che tra l’altro vengono puntualmente violate, vedi Parma.
Vi voglio lasciare con alcune dichiarazioni del direttore sportivo della Roma, Daniele Pradè, del direttore tecnico, Bruno Conti, e del patron dell’Inter Massimo Moratti (fonte marione.net):
Daniele Pradè, direttore sportivo della Roma, chiede spiegazioni all’Osservatorio per gli eventi sportivi.
Nel corso della cerimonia di consegna dei Premi Ussiroma, il dirigente giallorosso, ha dichiarato: "Credo sia opportuno che ci sia una valutazione importante da parte dell’Osservatorio che dovrà dare delle spiegazioni su quanto accaduto ieri. A posteriori, i provvedimenti presi, non mi sono sembrati similari poiché allo stadio di Parma sono riusciti ad entrare i tifosi dell’Inter mentre il settore ospiti a Catania è stato completamente occupato dai sostenitori catanesi".
Passando a parlare di campionato, Pradè ha detto: "Penso che se alcuni episodi fossero girati in modo diverso, come nella scontro diretto a Milano, quando venne espulso Mexes e non Burdisso, ora staremmo parlando di qualcosa di diverso", quindi torna sulle parole di De Rossi: "Daniele è l’espressione della nostra romanità, ha detto quello che pensava e credo che lo ha fatto anche in maniera garbata. Credo che ci sia stato un periodo in cui l’Inter ha raccolto di più di quello che ha meritato. Quando noi meritavamo qualcosa di più non lo abbiamo ottenuto".
Bruno Conti è intervenuto in diretta a Te la do io Tokyo su Centro Suono Sport - 101.500:
C’è grande amarezza per un campionato che la Roma strameritava di vincere…
“Tutti hanno visto quello che bene o male è successo durante l’anno. Non si può tornare indietro. Adesso mi sento di lodare quello che ha fatto la società… quello che hanno fatto Spalletti e i ragazzi”. Ieri tutti i ragazzi chiedevano di andare a salutare la gente, assolutamente - ci si riferisce ai sostenitori giallorossi che hanno atteso la squadra a Fiumicino - volevano incontrare i tifosi. E’ stato emozionante il calore della gente. Il ringraziamento da parte di tutto il gruppo va a loro!”
Vucinic ha fatto un goal alla Van Basten...
"Noi non avevamo dubbi su quello che poteva fare questa squadra. Quello che ha dimostrato il giocatore in questa settimana e ieri è incredibile".
Cosa è successo al vostro arrivo a Catania…
“Quando siamo arrivati ci hanno fatto stare tre o quattro minuti fermi perché non si sapeva cosa poteva capitare. Che sarebbe successo se ieri fosse andata come doveva andare. Ci hanno fatto di tutto… cazzotti, sputi al pullman. Non si può giocare una partita di calcio e pensare che non esci dallo stadio”. Ho sentito anche che a Catania c’era gente stupenda, però se dobbiamo parlare dei presenti… in albergo una tensione… i nostri che erano in tribuna hanno tremato quando è stato annullato il goal”.
Cosa risponde alle dichiarazioni del Presidente dell’Empoli?
“Non mi va di parlare male di altre persone. C’è già un precedente con il presidente dell’Empoli, non mi va di parlare di quella persona. Mi va di pensare a noi. Le critiche le lasciamo agli altri. Mi interessa quello che ha fatto vedere la Roma. Il calcio deve essere questo. La dimostrazione che la squadra ha dato in campo. Speriamo che chi di dovere dall’alto riesca a fare qualcosa, altrimenti sarà difficile andare avanti. A tutti fa piacere vincere e tutti ci credevamo fino alla fine. Noi siamo orgogliosi e onorati di quello che abbiamo fatto”.
La Roma ha trovato una motivazione in più per la finale di Coppa Italia…
“I ragazzi hanno dimostrato di saper reagire subito. Da domani si prepara questa partita. Roma e i romani non li può toccare nessuno”.
A fine partita, cosa è successo?
“Ci hanno battuto tutti le mani quando siamo usciti.... Non puoi partire dall’albergo e andare allo stadio con una tale scorta di macchine. Ma cos’è… la guerra? Quando hanno fatto il goal non ti dico quante persone erano in campo e cosa hanno dovuto sentire i dirigenti in tribuna. Io parlo da uno che il calcio l’ha interpretato. Se dobbiamo migliorare il calcio non si può andare avanti così”.
Massimo Moratti:
Hanno sbagliato bersaglio. Massimo Moratti ha spiegato così l'assalto di cui si sono resi protagonisti ieri i tifosi dell'Inter a Parma, con un asilo nei pressi dello stadio Tardini finito semidistrutto dopo un barbaro assalto. "Credo si sia trattato di un atto involontario, forse credevano che fosse la pancia dello stadio", ha detto il presidente nerazzurro questo pomeriggio a GR Parlamento. Gravi incidenti si sono verificati ieri a Parma prima della partita, poi vinta per 2-0 dall'Inter che ha così conquistato lo scudetto all'ultima giornata di campionato. Partita alla quale, secondo le indicazioni dell'Osservatorio sulle manifestazioni sportive del Viminale, non avrebbero dovuto assistere tifosi ospiti. "Non era previsto che ci fossero, ma si sapeva che sarebbero andati", ha detto Moratti. "Per fortuna il poliziotto ferito non è grave. Ma questi incidenti hanno origine da una disorganizzazione di base, qualcosa è da mettere a posto per evitare che accadano queste cose".Questa mattina la girandola delle esternazioni era iniziata così: “A giocare la finale ci manderei i ragazzini della Primavera”.Nel pomeriggio il dietrofront:«Se mandiamo i ragazzini, l'arbitro farebbe troppa fatica ad aiutarci...». Massimo Moratti, presidente dell'Inter, ridimensiona l'ipotesi, alimentata da una battuta pronunciata in mattinata, secondo cui l'Inter potrebbe mandare in campo allo stadio Olimpico una formazione diversa da quella titolare per la finale della Coppa Italia contro la Roma. «Spero che sia una festa, un pò meno astiosa», dice Moratti ai microfoni di ‘La politica nel pallone’ su GR Parlamento.Massimo Moratti non ha sassolini da togliere dalla scarpa, il giorno dopo la conquista del sedicesimo scudetto e alle affermazioni del centrocampista della Roma Daniele De Rossi, risponde: «Capisco che quando finisce un campionato si possono avere dentro tante cose da dire, specialmente se si è fatta molta fatica e si pensa di averlo meritato, come De Rossi. Non si può essere pignoli su quello che dice un giocatore stanco, arrabbiato e dispiaciuto al termine di una partita. Quindi non c'è nessuna critica nei suoi confronti, anzi c'è comprensione».
Non aggiungo altro se non la totale indifferenza dei programmi SKY (e delle altre tv nazionali) che non hanno per nulla documentato le immagini degli scontri di Parma sminuendo e distorcendo quella che è stata la realtà dei fatti.
Questo lasso di tempo che divide oggi da domenica è servito a svelenire la rabbia che sale quando si ha la certezza che le cose vanno così come devono andare ma in modo ingiusto e consapevolmente falsato. È servito a diventare freddi, lucidi e spero ad organizzare le idee.
La prima cosa che mi viene in mente di domenica è che quella giornata, l’ultima di campionato, sia stata il degno epilogo dell’intera stagione di serie A 2007/2008. Il contesto in cui si è giocato, sia a Parma sia a Catania, è stato a dir poco surreale e terribilmente grave se pensiamo che stiamo parlando di due partite di calcio.
A Parma come a Catania c’è stato il divieto della trasferta organizzata per le tifoserie esterne con conseguente chiusura del settore ospiti dei rispettivi stadi. Ma mentre a Parma i tifosi interisti si sono riversati in massa, a Catania vi erano solo poche decine di romanisti andati a vedere la partita legalmente comprando il biglietto nominalmente (era consentito infatti acquistare due biglietti a persona).
A Parma i tifosi dell’Inter hanno dato vita a numerosi scontri con le forze dell’ordine tra le ore 12 e le ore 15 circa, devastando l’area adiacente lo stadio e assalendo addirittura una scuola materna (foto). Due poliziotti sono rimasti feriti e un cameraman è stato aggredito. Intorno alle 15 l’orda di barbari ha forzato gli ingressi del settore ospiti ed è entrata nello stadio per vedersi “tranquillamente” la partita (ricordo cosa vietata preventivamente dagli organi di competenza).
A Catania i tifosi della Roma non sono andati. Non lo hanno fatto per rispetto delle Istituzioni e per il clima ostile e vendicativo (di cosa non si riesce a capire!) che si avvertiva da diversi giorni tra i catanesi. In effetti i presagi erano fondati. Quello che si pensava è poi divenuto una triste realtà. Dal Corriere dello Sport di lunedì 19 maggio:
Proprio normali i novanta minuti, ma soprattutto il prima, non possono proprio definirsi. È stato un clima molto difficile quello con cui la Roma ha dovuto convivere in questa infinita domenica che se non si fosse conclusa con la salvezza del Catania, chissà cosa sarebbe successo.
ALL’ESTERNO - [...] L’obiettivo era diventato il pullman che avrebbe condotto la Roma allo stadio. Un pullman, peraltro, scelto pure malridotto con lo scopo che nessuno l’avrebbe individuato come quello che stava portando la Roma al “Massimino”. E invece, roba da non crederci, a poco più di cento metri dallo stadio, in un vicolo stretto, è accaduto il primo fattaccio. In quel vicolo, ci dicono c’è un covo degli ultras catanesi. Sta di fatto che a un certo punto, l’autista del pullman è stato costretto a inchiodare perché la strada era bloccata da alcune persone. Che altro non erano che l’esca. Perché appena il pullman ha stoppato la sua corsa, sono sbucati circa duecento tifosi che hanno circondato l’automezzo, incuranti dei dieci mezzi della polizia che scortavano la squadra. Calci, pugni, sputi al pullman, ma c’è chi è andato oltre, un tifoso infatti con un martello ha mandato in frantumi il cristallo al fianco dell’autista, si sono vissuti momenti di panico poi, fortunatamente, il pullman è riuscito a rivedere la luce e ad entrare nello stadio.
ALL’INTERNO - In campo, poi, la Roma tutto ha trovato meno che un tappeto rosso.
Ma questo lo si sapeva e per certi versi si può anche capire. Quello che invece non si può comprendere sono altre cose. Come le centinaia di persone che stavano in campo senza che si capisse perché, cosa che ha fatto notare anche De Rossi: “A me la domenica precedente la Lega ha vietato l’ingresso di mia figlia in campo durante la partita perché così dice il regolamento, qui ho trovato duemila persone intorno al campo. Ma come è che funzionano le cose?”. C’è da aggiungere anche che diverse persone hanno stazionato fisse intorno alla panchina della Roma e la frase più carina è stata “non tornate a Roma”. Stesso trattamento hanno ricevuto i dirigenti romanisti in tribuna, lasciati letteralmente in balia dei tifosi. [...].
A ciò va aggiunto l’increscioso fatto accaduto ad alcuni giornalisti provenienti dalla capitale. Da Il Messaggero di lunedì 19 maggio:
“Favorisca i documenti!” è un ordine che ognuno di noi si è sentito impartire in vita sua. Da una pattuglia stradale, da un agente di frontiera, dagli addetti al controllo ingressi di un qualsiasi ufficio. Ma non per esser presi poi a calci e pugni, se per caso la città di origine non era gradita. È quanto accaduto ieri alle 13 a tre giornalisti in una viuzza vicino allo Stadio Massimino di Catania, che stavano raggiungendo in taxi. L’auto è stata bloccata da una decina di energumeni, che hanno aperto a forza le portiere imponendo quell’anomalo controllo.
Emanuele Gamba e Mattia Chiusano di Repubblica e Daniele Lo Monaco de Il Romanista hanno tirato fuori il tesserino professionale: alla scoperta che venivano da Roma, sono partite le botte, anche alla testa. Fortuna, ha raccontato uno di loro, che ha distolto l’attenzione degli aggressori l’arrivo del pullman della Roma: con un vetro spaccato nel tragitto albergo-stadio. Un altro taxi, su cui viaggiava il nostro Mimmo Ferretti, aveva subito le stesse attenzioni attorno a mezzogiorno. Ma i pugni e i calci erano finiti solo sulle portiere. [...].
Questo, per quanto possibile, è stato il fin troppo conciso riassunto della giornata calcistica di domenica, un’ennesima giornata falsata (ancor più gravemente da fatti esterni al calcio, di violenza, di aggressioni, di inciviltà e assoluto non rispetto delle regole) di un intero campionato falsato.
Nella giornata successiva oltre al danno la beffa: il Catania è stato multato di 15.000 euro per lancio di bengala, petardi e fumogeni. 15.000 euro più o meno quanto è stato multato (erano 10.000) Francesco Totti quando pochi mesi fa ha rivelato il suo pensiero sugli “aiutini” all’Inter, come se alcune dichiarazioni (peraltro fondate) avessero lo stesso peso dello scempio consumatosi domenica.
Il Catania sanzionato dunque non perché c’erano almeno duecento persone che non dovevano stare a bordo campo, non perché dall’aeroporto all’hotel e poi allo stadio la Roma è stata ininterrottamente assalita e intimidita.
Tutto ciò ritengo sia un’ennesima grave sconfitta dell’Osservatorio, delle Istituzioni, dello Stato. Non si riesce più a garantire l’ordine pubblico in una partita di calcio e questo lo dimostrano i fatti di Catania e più in generale il fatto che vengono vietate le trasferte ai tifosi (che a mio avviso dovrebbero esser liberi di andare ovunque) che tra l’altro vengono puntualmente violate, vedi Parma.
Vi voglio lasciare con alcune dichiarazioni del direttore sportivo della Roma, Daniele Pradè, del direttore tecnico, Bruno Conti, e del patron dell’Inter Massimo Moratti (fonte marione.net):
Daniele Pradè, direttore sportivo della Roma, chiede spiegazioni all’Osservatorio per gli eventi sportivi.
Nel corso della cerimonia di consegna dei Premi Ussiroma, il dirigente giallorosso, ha dichiarato: "Credo sia opportuno che ci sia una valutazione importante da parte dell’Osservatorio che dovrà dare delle spiegazioni su quanto accaduto ieri. A posteriori, i provvedimenti presi, non mi sono sembrati similari poiché allo stadio di Parma sono riusciti ad entrare i tifosi dell’Inter mentre il settore ospiti a Catania è stato completamente occupato dai sostenitori catanesi".
Passando a parlare di campionato, Pradè ha detto: "Penso che se alcuni episodi fossero girati in modo diverso, come nella scontro diretto a Milano, quando venne espulso Mexes e non Burdisso, ora staremmo parlando di qualcosa di diverso", quindi torna sulle parole di De Rossi: "Daniele è l’espressione della nostra romanità, ha detto quello che pensava e credo che lo ha fatto anche in maniera garbata. Credo che ci sia stato un periodo in cui l’Inter ha raccolto di più di quello che ha meritato. Quando noi meritavamo qualcosa di più non lo abbiamo ottenuto".
Bruno Conti è intervenuto in diretta a Te la do io Tokyo su Centro Suono Sport - 101.500:
C’è grande amarezza per un campionato che la Roma strameritava di vincere…
“Tutti hanno visto quello che bene o male è successo durante l’anno. Non si può tornare indietro. Adesso mi sento di lodare quello che ha fatto la società… quello che hanno fatto Spalletti e i ragazzi”. Ieri tutti i ragazzi chiedevano di andare a salutare la gente, assolutamente - ci si riferisce ai sostenitori giallorossi che hanno atteso la squadra a Fiumicino - volevano incontrare i tifosi. E’ stato emozionante il calore della gente. Il ringraziamento da parte di tutto il gruppo va a loro!”
Vucinic ha fatto un goal alla Van Basten...
"Noi non avevamo dubbi su quello che poteva fare questa squadra. Quello che ha dimostrato il giocatore in questa settimana e ieri è incredibile".
Cosa è successo al vostro arrivo a Catania…
“Quando siamo arrivati ci hanno fatto stare tre o quattro minuti fermi perché non si sapeva cosa poteva capitare. Che sarebbe successo se ieri fosse andata come doveva andare. Ci hanno fatto di tutto… cazzotti, sputi al pullman. Non si può giocare una partita di calcio e pensare che non esci dallo stadio”. Ho sentito anche che a Catania c’era gente stupenda, però se dobbiamo parlare dei presenti… in albergo una tensione… i nostri che erano in tribuna hanno tremato quando è stato annullato il goal”.
Cosa risponde alle dichiarazioni del Presidente dell’Empoli?
“Non mi va di parlare male di altre persone. C’è già un precedente con il presidente dell’Empoli, non mi va di parlare di quella persona. Mi va di pensare a noi. Le critiche le lasciamo agli altri. Mi interessa quello che ha fatto vedere la Roma. Il calcio deve essere questo. La dimostrazione che la squadra ha dato in campo. Speriamo che chi di dovere dall’alto riesca a fare qualcosa, altrimenti sarà difficile andare avanti. A tutti fa piacere vincere e tutti ci credevamo fino alla fine. Noi siamo orgogliosi e onorati di quello che abbiamo fatto”.
La Roma ha trovato una motivazione in più per la finale di Coppa Italia…
“I ragazzi hanno dimostrato di saper reagire subito. Da domani si prepara questa partita. Roma e i romani non li può toccare nessuno”.
A fine partita, cosa è successo?
“Ci hanno battuto tutti le mani quando siamo usciti.... Non puoi partire dall’albergo e andare allo stadio con una tale scorta di macchine. Ma cos’è… la guerra? Quando hanno fatto il goal non ti dico quante persone erano in campo e cosa hanno dovuto sentire i dirigenti in tribuna. Io parlo da uno che il calcio l’ha interpretato. Se dobbiamo migliorare il calcio non si può andare avanti così”.
Massimo Moratti:
Hanno sbagliato bersaglio. Massimo Moratti ha spiegato così l'assalto di cui si sono resi protagonisti ieri i tifosi dell'Inter a Parma, con un asilo nei pressi dello stadio Tardini finito semidistrutto dopo un barbaro assalto. "Credo si sia trattato di un atto involontario, forse credevano che fosse la pancia dello stadio", ha detto il presidente nerazzurro questo pomeriggio a GR Parlamento. Gravi incidenti si sono verificati ieri a Parma prima della partita, poi vinta per 2-0 dall'Inter che ha così conquistato lo scudetto all'ultima giornata di campionato. Partita alla quale, secondo le indicazioni dell'Osservatorio sulle manifestazioni sportive del Viminale, non avrebbero dovuto assistere tifosi ospiti. "Non era previsto che ci fossero, ma si sapeva che sarebbero andati", ha detto Moratti. "Per fortuna il poliziotto ferito non è grave. Ma questi incidenti hanno origine da una disorganizzazione di base, qualcosa è da mettere a posto per evitare che accadano queste cose".Questa mattina la girandola delle esternazioni era iniziata così: “A giocare la finale ci manderei i ragazzini della Primavera”.Nel pomeriggio il dietrofront:«Se mandiamo i ragazzini, l'arbitro farebbe troppa fatica ad aiutarci...». Massimo Moratti, presidente dell'Inter, ridimensiona l'ipotesi, alimentata da una battuta pronunciata in mattinata, secondo cui l'Inter potrebbe mandare in campo allo stadio Olimpico una formazione diversa da quella titolare per la finale della Coppa Italia contro la Roma. «Spero che sia una festa, un pò meno astiosa», dice Moratti ai microfoni di ‘La politica nel pallone’ su GR Parlamento.Massimo Moratti non ha sassolini da togliere dalla scarpa, il giorno dopo la conquista del sedicesimo scudetto e alle affermazioni del centrocampista della Roma Daniele De Rossi, risponde: «Capisco che quando finisce un campionato si possono avere dentro tante cose da dire, specialmente se si è fatta molta fatica e si pensa di averlo meritato, come De Rossi. Non si può essere pignoli su quello che dice un giocatore stanco, arrabbiato e dispiaciuto al termine di una partita. Quindi non c'è nessuna critica nei suoi confronti, anzi c'è comprensione».
Non aggiungo altro se non la totale indifferenza dei programmi SKY (e delle altre tv nazionali) che non hanno per nulla documentato le immagini degli scontri di Parma sminuendo e distorcendo quella che è stata la realtà dei fatti.
Le immagini con cui concludo le ho scovate su You Tube.
Sarà un altro caso? Spero che in Italia ci si possa ancora informare tradizionalmente e che non si debba arrivare al punto in cui la verità, per apprenderla, deve esser “scovata”.
Rimane l’amarezza di veder ancora una volta perdere l’onestà in questo Paese, nel calcio così come nella vita di tutti i giorni. Una squadra ed una società onesta assieme ad una tifoseria altrettanto onesta sono uscite sconfitte.
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Man Utd campione d'Europa
Complimenti al Manchester United vincitore della Champions League 2007/2008 e di un fantastico “double”.
Onore ai Blues. Hanno giocato una grande partita persa ai rigori per un destino ingrato (dopo esser stati più volte ad un passo dalla coppa).
Un plauso a John Terry e a Paul Scholes, due uomini simbolo della finale di Mosca. Il primo, grande campione, autore di una fantastica partita scoppiato a piangere nel finale dopo esser scivolato nel rigore decisivo. Il secondo, riuscito a costruirsi una carriera meravigliosa falcidiata dal problema di asma che lo accompagna fin da piccolo, è stato il “guerriero onesto” della partita.
L’immagine più bella di ieri è stata quella dell'abbraccio di Scholes che, col volto insanguinato, va a consolare Terry in lacrime.
Il calcio come deve essere. Sempre.
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Onore ai Blues. Hanno giocato una grande partita persa ai rigori per un destino ingrato (dopo esser stati più volte ad un passo dalla coppa).
Un plauso a John Terry e a Paul Scholes, due uomini simbolo della finale di Mosca. Il primo, grande campione, autore di una fantastica partita scoppiato a piangere nel finale dopo esser scivolato nel rigore decisivo. Il secondo, riuscito a costruirsi una carriera meravigliosa falcidiata dal problema di asma che lo accompagna fin da piccolo, è stato il “guerriero onesto” della partita.
L’immagine più bella di ieri è stata quella dell'abbraccio di Scholes che, col volto insanguinato, va a consolare Terry in lacrime.
Il calcio come deve essere. Sempre.
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venerdì 16 maggio 2008
Conoscere l'avversario... a volte gratifica, anche se si arriva secondi
Questo post lo voglio dedicare all’Inter. Si lo so che parliamo di Roma ma ogni tanto uscir fuori dal contesto ci fa bene. È come aprire la finestra e guardare oltre, guardare al di là delle nostre mura domestiche che tanto amiamo e tanto ci fanno stare bene soprattutto quando, magari dopo una giornata intensa di lavoro e di fatiche, ci fanno rilassare escludendoci dall’esterno, ci fanno staccare la spina.
La nostra Roma è un pò così, come la nostra casa. Un rifugio dai pensieri e dalle problematiche di tutti i giorni, un punto (ideale e concreto al contempo) d’incontro e di aggregazione con le persone più care o con le quali condividi la tua stessa passione.
Il mondo esterno non è bellissimo, non è fiabesco come vorrebbero farci credere. Un mondo sorretto dalla superficialità, dall’immagine, dall’apparire non è sempre piacevole da vivere. Anche perché quello che noi percepiamo di tutto ciò che ci circonda è solamente un modello rappresentato della realtà. In questo, è ovvio, la comunicazione gioca un ruolo fondamentale e di conseguenza i media di massa ne sono i principali attori. Come pensate di informarvi su ciò che vi circonda? E quindi, in che modo riuscite a dargli senso? La maggior parte di voi risponderà leggendo i giornali, guardando la tv, ascoltando la radio. Giustissimo. Le persone sono impegnate, lavorano, svolgono la propria vita intensamente, non è che possono passare la loro quotidianità a reperire ed elaborare informazioni. Capite bene, quindi, che quello dei media diviene un ruolo fondamentale per la vita (democratica aggiungerei) di un paese. Ma cosa accadrebbe se i “comunicatori” cominciassero a raccontarci ciò che vogliono? Se i media informassero per convenienze, giochi di potere, interessi o stereotipi? Insomma, se qualcuno (una, cento, mille persone non è questo fondamentale) tenesse “per le palle” l’informazione?
Bisogna quindi stare attenti, aprire gli occhi quanto più possibile e soprattutto cercare di avere più fonti a cui attingere per reperire notizie. Si corre il rischio, altrimenti, di credere pacifista un popolo aggressivo oltre i propri confini, morta una persona che non lo è, onesto uno che delinque.
Il calcio, se è vero quanto si dice, è uno spaccato della società in cui viviamo. In esso, come accade quando usciamo fuori di casa, ci sono persone oneste e persone disoneste, doppie facce e finti buonismi, personaggi coerenti ed altri meno.
Proprio ieri è uscita la notizia, ripresa un pò su tutti i quotidiani, dei rapporti tra Mancini (allenatore dell’Inter), i suoi collaboratori, alcuni calciatori e Domenico Brescia. Brescia è un pregiudicato con precedenti per omicidio, associazione mafiosa coinvolto, in passato, anche in indagini su stupefacenti.
Il tutto emerge da un’inchiesta dei Carabinieri che, da alcune intercettazioni, hanno riscontrato la presenza di alcune conversazioni tra Brescia e Mancini in cui non sono stati rilevati, al momento, risvolti penali ma sgradevoli colloqui (si parla di donne e orologi con riferimento anche ad altri pregiudicati e ad un latitante).
Queste nuove intercettazioni uscite a così pochi giorni dall’ultima giornata di campionato (tanto più che, a quanto pare, non ci sia niente di illecito) mi fanno un pò pensare. È come se qualcuno tentasse di destabilizzare un ambiente già abbastanza caotico. Certamente non può esser la Roma, non ha sicuramente questo potere mediatico (anzi la ritengo un vaso di cristallo in una gabbia di elefanti) ma potrebbe esser qualcuno divenuto recentemente ancor più potente che si vuole vendicare di qualcosa.
Nella stessa giornata di ieri infatti esce anche lo sfogo di Vieri su Moratti in un’intervista su SKY Sport 1 per “I signori del gol” in onda alle 21:
- Tu hai dato tanto all’Inter. Ti saresti aspettato di esser pedinato?
È difficile trovare le parole. Io penso di aver dato tanto all’Inter e non meritavo un trattamento così. Così è uno schifo, non è bello. Hanno fatto una cosa non bella, è una vigliaccata andare ad intercettare le telefonate delle persone. Non si fa. Infatti c’è una causa in corso.
- Ti ha deluso Moratti?
Sicuramente si, perché è stato lui a fare tutto quanto, però fa parte della vita.
Anche questo può esser frutto di coincidenze? Affermazioni così pesanti rese note nello stesso giorno della notizia sulle intercettazioni? Secondo me no, ma ognuno si faccia l’opinione che ritiene più opportuna.
La nostra Roma è un pò così, come la nostra casa. Un rifugio dai pensieri e dalle problematiche di tutti i giorni, un punto (ideale e concreto al contempo) d’incontro e di aggregazione con le persone più care o con le quali condividi la tua stessa passione.
Il mondo esterno non è bellissimo, non è fiabesco come vorrebbero farci credere. Un mondo sorretto dalla superficialità, dall’immagine, dall’apparire non è sempre piacevole da vivere. Anche perché quello che noi percepiamo di tutto ciò che ci circonda è solamente un modello rappresentato della realtà. In questo, è ovvio, la comunicazione gioca un ruolo fondamentale e di conseguenza i media di massa ne sono i principali attori. Come pensate di informarvi su ciò che vi circonda? E quindi, in che modo riuscite a dargli senso? La maggior parte di voi risponderà leggendo i giornali, guardando la tv, ascoltando la radio. Giustissimo. Le persone sono impegnate, lavorano, svolgono la propria vita intensamente, non è che possono passare la loro quotidianità a reperire ed elaborare informazioni. Capite bene, quindi, che quello dei media diviene un ruolo fondamentale per la vita (democratica aggiungerei) di un paese. Ma cosa accadrebbe se i “comunicatori” cominciassero a raccontarci ciò che vogliono? Se i media informassero per convenienze, giochi di potere, interessi o stereotipi? Insomma, se qualcuno (una, cento, mille persone non è questo fondamentale) tenesse “per le palle” l’informazione?
Bisogna quindi stare attenti, aprire gli occhi quanto più possibile e soprattutto cercare di avere più fonti a cui attingere per reperire notizie. Si corre il rischio, altrimenti, di credere pacifista un popolo aggressivo oltre i propri confini, morta una persona che non lo è, onesto uno che delinque.
Il calcio, se è vero quanto si dice, è uno spaccato della società in cui viviamo. In esso, come accade quando usciamo fuori di casa, ci sono persone oneste e persone disoneste, doppie facce e finti buonismi, personaggi coerenti ed altri meno.
Proprio ieri è uscita la notizia, ripresa un pò su tutti i quotidiani, dei rapporti tra Mancini (allenatore dell’Inter), i suoi collaboratori, alcuni calciatori e Domenico Brescia. Brescia è un pregiudicato con precedenti per omicidio, associazione mafiosa coinvolto, in passato, anche in indagini su stupefacenti.
Il tutto emerge da un’inchiesta dei Carabinieri che, da alcune intercettazioni, hanno riscontrato la presenza di alcune conversazioni tra Brescia e Mancini in cui non sono stati rilevati, al momento, risvolti penali ma sgradevoli colloqui (si parla di donne e orologi con riferimento anche ad altri pregiudicati e ad un latitante).
Queste nuove intercettazioni uscite a così pochi giorni dall’ultima giornata di campionato (tanto più che, a quanto pare, non ci sia niente di illecito) mi fanno un pò pensare. È come se qualcuno tentasse di destabilizzare un ambiente già abbastanza caotico. Certamente non può esser la Roma, non ha sicuramente questo potere mediatico (anzi la ritengo un vaso di cristallo in una gabbia di elefanti) ma potrebbe esser qualcuno divenuto recentemente ancor più potente che si vuole vendicare di qualcosa.
Nella stessa giornata di ieri infatti esce anche lo sfogo di Vieri su Moratti in un’intervista su SKY Sport 1 per “I signori del gol” in onda alle 21:
- Tu hai dato tanto all’Inter. Ti saresti aspettato di esser pedinato?
È difficile trovare le parole. Io penso di aver dato tanto all’Inter e non meritavo un trattamento così. Così è uno schifo, non è bello. Hanno fatto una cosa non bella, è una vigliaccata andare ad intercettare le telefonate delle persone. Non si fa. Infatti c’è una causa in corso.
- Ti ha deluso Moratti?
Sicuramente si, perché è stato lui a fare tutto quanto, però fa parte della vita.
Anche questo può esser frutto di coincidenze? Affermazioni così pesanti rese note nello stesso giorno della notizia sulle intercettazioni? Secondo me no, ma ognuno si faccia l’opinione che ritiene più opportuna.
A prescindere da tutto ciò, comunque, a me non sembra che l’Inter di questi ultimi anni sia un esempio di trasparenza. Non voglio parlare di passate intercettazioni, di arbitraggi a dir poco vergognosi che hanno pesantemente condizionato questo campionato (senza che nessuno lo dicesse), delle scuse di Collina per gli errori arbitrali, di vicende Telecom non proprio positive. Mi basta valutare :
- quanto disse la Covisoc a proposito dei bilanci dell’Inter: la società di Massimo Moratti non aveva i requisiti per l’iscrizione al campionato 2005-2006, quello dello scudetto vinto a tavolino dopo la retrocessione della Juventus in B per calciopoli (come scritto negli articoli di Corriere della Sera e Repubblica nel giugno dello scorso anno);
- l'ingaggio di Mancini come allenatore. Divenuto tale senza gavetta, e ancor più grave, senza aver fatto il corso e seguito l’iter di Coverciano per acquisirne il patentino (concesso grazie all’appoggio della GEA di cui lo stesso Mancini ha fatto parte, come si evince dalle dichiarazioni di Chiara Geronzi) e oggi acerrimo nemico di Moggi e della stessa GEA;
- alcune considerazioni di Beppe Grillo (non ancora denunciato per quanto affermato) su Moratti e la sua Saras:
tra l’altro una delle principali fonti nazionali di inquinamento atmosferico secondo una classifica stilata dal Sole24 ore (alcuni articoli Il Sardegna , L’altra voce)
E poi, sarà banale, ma me lo sono sempre chiesto: non ci trovate una sorta di leggero “conflitto d’interessi” nella denominazione del campionato di serie A (oggi serie A Tim) o nel nome della Coppa Italia (oggi Tim Cup)?
Sara stupido pensarlo ma a me sembra ancora più stupido non farlo. Siamo per eccellenza il paese del conflitto d’interessi.
Sara stupido pensarlo ma a me sembra ancora più stupido non farlo. Siamo per eccellenza il paese del conflitto d’interessi.
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martedì 13 maggio 2008
“Non sono ancora riusciti a far vincere lo scudetto all’Inter! Rigore inesistente: altro regalo arbitrale ma stavolta Materazzi sbaglia”. Titolo a mio modo di vedere impeccabile del Corriere dello sport di ieri, uscito nella prima pagina nazionale del quotidiano. Coraggioso, sfrontato e altrettanto veritiero ha fatto scandalo nel panorama mediatico-sportivo nazionale. Unica cosa che si fa in Italia in queste occasioni è screditare, degradare, offendere chi va contro corrente, chi cerca di uscire dal coro e così è stato dalla più piccola tv locale ai più grandi media nazionali (perdonatemi il parallelo irriverente in termini di argomento ma sembra un pò quello che sta accadendo con Travaglio, Santoro, Grillo).
Condivisibile è anche l’editoriale, a titolo “Quella sudditanza che condiziona tutto” del direttore Alessando Vocalelli di cui offro alcuni stralci:
Oggi vi diranno tutti che questo è un campionato straordinario, bellissimo con un testa a testa come non si vedeva da anni. Questo, noi, ve lo diremo dopo. Dopo aver sottolineato e urlato come si poteva chiudere questo campionato bellissimo ed incerto: con l’ultimo regalo all’Inter, dopo una serie infinita di errori arbitrali, di ammissioni da parte di Collina, di rigori inesistenti. Ieri, ma lo avete visto?, è stato il giovane Gava a confermare quanto sia forte la sudditanza arbitrale nei confronti dei nerazzurri, quanta benevolenza – naturalmente involontaria – ci sia nel trascinare l’Inter verso lo scudetto. Chissà se su quell’abbraccio tra Materazzi e Riganò, che tutto era fuorché rigore, si saranno convinti o pentiti quelli che hanno preferito chiudere gli occhi di fronte allo sfacelo arbitrale o negli ultimi tempi hanno cercato di dimostrare che - no, no - questo è un campionato assolutamente senza macchia. Ma dove sono, ci hanno detto nelle ultime settimane, questi favori all’Inter? Chissà cosa avranno pensato nel veder quel rigore fischiato a un quarto d’ora dalla fine di Inter-Siena, quando la pratica scudetto doveva esser chiusa già da un pezzo e magari ci saremmo tutti dimenticati di ciò che è successo a cavallo tra gennaio e marzo. Invece l’Inter stava annaspando e il benevolo occhio arbitrale ha fatto un capolavoro.
Lo avevamo detto, denunciato, in settimana. Ma perché affidare le partite scudetto a due giovani? Perché non considerare il campionato ancora aperto, avere rispetto dell’interesse della gente e delle speranze della Roma? Il designatore, evidentemente, pensava che due, tre gol, e via: l’Inter avrebbe festeggiato, alzato la Coppa e chiuso questo campionato di tormenti. Il tormento si è invece impossessato del giovane Gava che - anche lui - si è sentito evidentemente sulle spalle tutto il peso di uno psicodramma. E stordito, in maniera sicuramente involontaria, dal fascino dell’Inter e di tutto ciò che non stava succedendo, ha fischiato un rigore inaccettabile. Ve l’immaginate se quel rigore, proprio quel rigore, avesse deciso il campionato?
Tutto ciò non è accaduto, perché Materazzi ha pensato bene - all’apice della sua smania incontrollabile di protagonismo - di strappare l’incarico a Cruz e poi di chiamare Manninger alla parata. Ma resta incredibile l’epilogo che si stava consumando. Scherzando, un amico, mi diceva: tutto ciò è successo perché gli arbitri hanno esagerato nella loro sudditanza, nella benevolenza, a favore dell’Inter. Si, proprio così. Perché se Materazzi fosse stato espulso - come meritava - per un’entrata durissima su Locatelli, non si sarebbe poi sostituito al portiere su un tiro di Cruz (facendo infuriare Mancini) e soprattutto non avrebbe sbagliato il rigore [...]. Un peccato, lo abbiamo detto già altre volte, che questo campionato continui ad esser scandito dalle risate di un intero stadio - come successe tempo fa - o dalle battute di protagonisti ed osservatori. [...].
È curioso come gran parte dei pensieri del precedente post, espressi da tifoso dopo una impensabile penultima giornata di campionato, siano riscontrabili in questo titolo ed in questo editoriale (che consiglio di leggervi integralmente). Ne sono a dir poco orgoglioso e fiero.
Che dire, complimenti al Corriere dello sport e al suo direttore Vocalelli (il quale non ha mai nascosto la sua fede biancoceleste e questo non può che accrescere ancor più la mia stima per un serio professionista che seguo da quando ha assunto questa direzione e che, anno dopo anno, ha incrementato esponenzialmente le vendite ed i lettori del quotidiano).
Condivisibile è anche l’editoriale, a titolo “Quella sudditanza che condiziona tutto” del direttore Alessando Vocalelli di cui offro alcuni stralci:
Oggi vi diranno tutti che questo è un campionato straordinario, bellissimo con un testa a testa come non si vedeva da anni. Questo, noi, ve lo diremo dopo. Dopo aver sottolineato e urlato come si poteva chiudere questo campionato bellissimo ed incerto: con l’ultimo regalo all’Inter, dopo una serie infinita di errori arbitrali, di ammissioni da parte di Collina, di rigori inesistenti. Ieri, ma lo avete visto?, è stato il giovane Gava a confermare quanto sia forte la sudditanza arbitrale nei confronti dei nerazzurri, quanta benevolenza – naturalmente involontaria – ci sia nel trascinare l’Inter verso lo scudetto. Chissà se su quell’abbraccio tra Materazzi e Riganò, che tutto era fuorché rigore, si saranno convinti o pentiti quelli che hanno preferito chiudere gli occhi di fronte allo sfacelo arbitrale o negli ultimi tempi hanno cercato di dimostrare che - no, no - questo è un campionato assolutamente senza macchia. Ma dove sono, ci hanno detto nelle ultime settimane, questi favori all’Inter? Chissà cosa avranno pensato nel veder quel rigore fischiato a un quarto d’ora dalla fine di Inter-Siena, quando la pratica scudetto doveva esser chiusa già da un pezzo e magari ci saremmo tutti dimenticati di ciò che è successo a cavallo tra gennaio e marzo. Invece l’Inter stava annaspando e il benevolo occhio arbitrale ha fatto un capolavoro.
Lo avevamo detto, denunciato, in settimana. Ma perché affidare le partite scudetto a due giovani? Perché non considerare il campionato ancora aperto, avere rispetto dell’interesse della gente e delle speranze della Roma? Il designatore, evidentemente, pensava che due, tre gol, e via: l’Inter avrebbe festeggiato, alzato la Coppa e chiuso questo campionato di tormenti. Il tormento si è invece impossessato del giovane Gava che - anche lui - si è sentito evidentemente sulle spalle tutto il peso di uno psicodramma. E stordito, in maniera sicuramente involontaria, dal fascino dell’Inter e di tutto ciò che non stava succedendo, ha fischiato un rigore inaccettabile. Ve l’immaginate se quel rigore, proprio quel rigore, avesse deciso il campionato?
Tutto ciò non è accaduto, perché Materazzi ha pensato bene - all’apice della sua smania incontrollabile di protagonismo - di strappare l’incarico a Cruz e poi di chiamare Manninger alla parata. Ma resta incredibile l’epilogo che si stava consumando. Scherzando, un amico, mi diceva: tutto ciò è successo perché gli arbitri hanno esagerato nella loro sudditanza, nella benevolenza, a favore dell’Inter. Si, proprio così. Perché se Materazzi fosse stato espulso - come meritava - per un’entrata durissima su Locatelli, non si sarebbe poi sostituito al portiere su un tiro di Cruz (facendo infuriare Mancini) e soprattutto non avrebbe sbagliato il rigore [...]. Un peccato, lo abbiamo detto già altre volte, che questo campionato continui ad esser scandito dalle risate di un intero stadio - come successe tempo fa - o dalle battute di protagonisti ed osservatori. [...].
È curioso come gran parte dei pensieri del precedente post, espressi da tifoso dopo una impensabile penultima giornata di campionato, siano riscontrabili in questo titolo ed in questo editoriale (che consiglio di leggervi integralmente). Ne sono a dir poco orgoglioso e fiero.
Che dire, complimenti al Corriere dello sport e al suo direttore Vocalelli (il quale non ha mai nascosto la sua fede biancoceleste e questo non può che accrescere ancor più la mia stima per un serio professionista che seguo da quando ha assunto questa direzione e che, anno dopo anno, ha incrementato esponenzialmente le vendite ed i lettori del quotidiano).
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domenica 11 maggio 2008
Onore al Siena
Eccomi qui. Eccomi a passare una domenica che non avrei mai pensato di passare.
Da solo, a scrivere dopo aver visto e ascoltato di tutto. Dopo aver parlato (al telefono e non) con tutti, dopo aver letto sms sul cellulare.
Stasera non sono voluto uscire.
Oggi è stata una giornata stupenda, come penso per tutti voi, una di quelle giornate da segnare con il rosso, da appuntare nella memoria di tifoso.
Siamo ad un solo punto di differenza dalla prima in classifica ad una giornata dalla fine del campionato.
L’ennesima grande vittoria della nostra squadra e l’ennesimo, irriverente, vergognoso scempio consumato a favore dell’Inter che stavolta non so per quale forza maggiore non è riuscita a sfruttarne i benefici (sarà stata la giustizia divina o se preferiamo quella sportiva).
Tutti noi in questi giorni siamo intenti a pensare (o meglio gli altri, partendo dai giornalisti più o meno prezzolati, ci induco a pensare) sul perché del nostro secondo posto, sui nostri errori o passi falsi, facendo andare tanto di moda la parola 'rimpianto' quando si parla della Roma.
Stasera mi voglio fermare (e vi invito a farlo) a riflettere, a non seguire la massa, a non parlare per sentito dire.
Ragioniamo.
Perché avere rimpianti? Perché criticare questa squadra? Questa società?
Secondo me è sbagliato farlo sulla base di dati oggettivi ed in quanto tali incontrovertibili.
Quest’anno la Roma è al secondo posto con 81 punti in classifica battendo il record individuale dei 78 in stagione e delle 23 vittorie totali (nell’anno dello scudetto abbiamo vinto addirittura con soli 75 punti e con 22 vittorie).
Siamo in finale di Coppa Italia (Tim Cup).
Siamo arrivati per il secondo anno consecutivo tra le prime otto squadre d’Europa battendo, agli ottavi di Champions, il Real Madrid per due volte ed uscendo ai quarti con il Manchester appena oggi campione d’Inghilterra e favorito nella finale di Mosca.
Abbiamo vinto la Supercoppa italiana che ha aperto ufficialmente questa stagione calcistica giunta al termine battendo proprio l’Inter.
Siamo una delle squadre che gioca il miglior calcio a livello internazionale.
Da queste constatazioni non possiamo far altro, secondo me, che fare un plauso a tutta la Roma e ringraziare tutti coloro che ci hanno fatto vivere ancora una volta una straordinaria stagione, intensa, viva fino all’ultima partita.
Grazie per non aver mai mollato anche quando non c’era più niente da fare, quando tutti ci davano per spacciati, quando il campionato era concluso con un paio di mesi d’anticipo.
Grazie per aver tenuto in piedi una lotta impari contro un avversario strafavorito (sul quale in uno dei prossimi post non potrò non dire qualcosa).
Grazie di tutto ragazzi.
ps anche perché se l’Inter, a detta di tutti, era una squadra stratosferica la più forte del mondo lo deve esser ancora oggi (per coerenza) e quindi, se non va come deve andare, bè si può sempre dire che siamo la squadra vice “più forte del mondo”. Non credete?
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Da solo, a scrivere dopo aver visto e ascoltato di tutto. Dopo aver parlato (al telefono e non) con tutti, dopo aver letto sms sul cellulare.
Stasera non sono voluto uscire.
Oggi è stata una giornata stupenda, come penso per tutti voi, una di quelle giornate da segnare con il rosso, da appuntare nella memoria di tifoso.
Siamo ad un solo punto di differenza dalla prima in classifica ad una giornata dalla fine del campionato.
L’ennesima grande vittoria della nostra squadra e l’ennesimo, irriverente, vergognoso scempio consumato a favore dell’Inter che stavolta non so per quale forza maggiore non è riuscita a sfruttarne i benefici (sarà stata la giustizia divina o se preferiamo quella sportiva).
Tutti noi in questi giorni siamo intenti a pensare (o meglio gli altri, partendo dai giornalisti più o meno prezzolati, ci induco a pensare) sul perché del nostro secondo posto, sui nostri errori o passi falsi, facendo andare tanto di moda la parola 'rimpianto' quando si parla della Roma.
Stasera mi voglio fermare (e vi invito a farlo) a riflettere, a non seguire la massa, a non parlare per sentito dire.
Ragioniamo.
Perché avere rimpianti? Perché criticare questa squadra? Questa società?
Secondo me è sbagliato farlo sulla base di dati oggettivi ed in quanto tali incontrovertibili.
Quest’anno la Roma è al secondo posto con 81 punti in classifica battendo il record individuale dei 78 in stagione e delle 23 vittorie totali (nell’anno dello scudetto abbiamo vinto addirittura con soli 75 punti e con 22 vittorie).
Siamo in finale di Coppa Italia (Tim Cup).
Siamo arrivati per il secondo anno consecutivo tra le prime otto squadre d’Europa battendo, agli ottavi di Champions, il Real Madrid per due volte ed uscendo ai quarti con il Manchester appena oggi campione d’Inghilterra e favorito nella finale di Mosca.
Abbiamo vinto la Supercoppa italiana che ha aperto ufficialmente questa stagione calcistica giunta al termine battendo proprio l’Inter.
Siamo una delle squadre che gioca il miglior calcio a livello internazionale.
Da queste constatazioni non possiamo far altro, secondo me, che fare un plauso a tutta la Roma e ringraziare tutti coloro che ci hanno fatto vivere ancora una volta una straordinaria stagione, intensa, viva fino all’ultima partita.
Grazie per non aver mai mollato anche quando non c’era più niente da fare, quando tutti ci davano per spacciati, quando il campionato era concluso con un paio di mesi d’anticipo.
Grazie per aver tenuto in piedi una lotta impari contro un avversario strafavorito (sul quale in uno dei prossimi post non potrò non dire qualcosa).
Grazie di tutto ragazzi.
ps anche perché se l’Inter, a detta di tutti, era una squadra stratosferica la più forte del mondo lo deve esser ancora oggi (per coerenza) e quindi, se non va come deve andare, bè si può sempre dire che siamo la squadra vice “più forte del mondo”. Non credete?
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giovedì 8 maggio 2008
Un viaggio lungo un sogno
Sabato 10 maggio (tra due giorni) Daniele De Rossi e Adidas ci danno appuntamento al Galoppatoio di Villa Borghese (Roma) per l’evento “Come and play my game”.
Il nostro Danielino ne ha fatta di strada dai tempi dell’Ostiamare (società in cui ha cominciato a dare i suoi primi calci al pallone) sino a divenire, a 25 anni, titolare inamovibile della Roma (e molto probabilmente il futuro capitano) e della nazionale italiana.
Il 2006 è stato l’anno della sua vera consacrazione internazionale con la vittoria azzurra ai Mondiali di calcio svolti in Germania.
Il 2008 sembra però quello del suo accesso nell’olimpo dei giocatori più forti e conosciuti al mondo tanto che l’Adidas, in assoluto uno dei maggiori brand di abbigliamento sportivo, lo ha reso uno dei protagonisti della sua nuova campagna pubblicitaria.
In effetti lo scontro tra titani Adidas e Nike e la sempre più stretta vicinanza agli Europei di calcio hanno spinto i due marchi alla realizzazione di nuove campagne pubblicitarie continentali che come ovvio invaderanno i media classici (tv, radio, stampa, ecc.) ma daranno vita anche a molte azioni di marketing non convenzionale di tipo viral (dove l’impiego di internet spadroneggia) e guerrillia (eventi, istallazioni, azioni on the street, ecc).
Le due campagne si differenziano molto tra loro perché diverse sono le filosofie che le guidano e che rispecchiano le identità e le vision dei due brand.
Quella dell’Adidas ha per titolo Dream Big ed è un vero e proprio progetto cinematografico realizzato in tre piccoli paesi europei: Andorra, Isole Scilly e San Marino. De Rossi, Kakà, Messi, Gerrard, Beckham e tanti altri sono gli inviati che portano in dono ai bambini di questi piccoli paesi la consapevolezza di poter sognare in grande: anche se si vive in posti pressoché sconosciuti, con la voglia e la gioia di allenarsi, si può aspirare a diventare dei grandi campioni.
Il cuore della campagna consiste in una serie di dodici puntate visibile su www.adidas.com/football. Tutto questo in perfetta linea con lo slogan aziendale per eccellenza Impossible is Nothing come spiega Mary Villa, responsabile marketing di Adidas Italia: “Oggi, l’atleta è al fianco del consumatore e crea quindi maggiore empatia. Noi cerchiamo di svilupparla con il concetto side by side, attraverso il quale il ‘campione’ trasferisce la sua conoscenza sportiva al consumatore. Questo concetto è presente negli spot per gli Europei di calcio, da adesso on air fino a giugno, che si sviluppano in tante piccole storie ‘impossibili’. Gli spot non sono più epici come un tempo, al contrario sono più umani, naïf, divertenti.”
Come questi due (della precedente campagna)...
A proposito di De Rossi stanno cominciando a circolare anche dei video virali su You Tube come questo...
o come quest’altro in cui è evidente la sponsorizzazione del nuovo pallone che verrà utilizzato in UEFA Euro 2008 in cui Adidas è sponsor ufficiale...
La Nike segue una diversa filosofia, Take it to the next level è lo slogan dell’azienda statunitense che può fregiarsi di un regista d’eccezione, Guy Ritchie, e un cast di tutto rispetto come Cristiano Ronaldo, Cesc Fabregas, Ronaldinho, Wayne Rooney, Ruud Van Nistelrooy e Rafael Marquez. Girato in soggettiva, il filmato fa vivere allo spettatore un’esperienza che lo porta a raggiungere di volta in volta nuovi livelli: il protagonista è un giovane calciatore all’inizio della carriera che viene notato da bordo campo da Arsene Wenger. Inizia così per lui una serie di nuove sfide, allenamenti, partite che lo vedono scontrarsi con i grandi campioni. Il percorso si chiude con uno scontro tra Olanda e Portogallo. Il tutto sottolineato dalla colonna sonora degli Eagles of Death Metal.
Chiunque tu sia, che giochi su un campo di periferia o su uno di serie A, continua ad allenarti ad impegnarti ma non smettere mai di sognare perché ogni partita è una leggenda, perché questo è il gioco più bello del mondo.
Daniele ne è l’esempio.
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Il nostro Danielino ne ha fatta di strada dai tempi dell’Ostiamare (società in cui ha cominciato a dare i suoi primi calci al pallone) sino a divenire, a 25 anni, titolare inamovibile della Roma (e molto probabilmente il futuro capitano) e della nazionale italiana.
Il 2006 è stato l’anno della sua vera consacrazione internazionale con la vittoria azzurra ai Mondiali di calcio svolti in Germania.
Il 2008 sembra però quello del suo accesso nell’olimpo dei giocatori più forti e conosciuti al mondo tanto che l’Adidas, in assoluto uno dei maggiori brand di abbigliamento sportivo, lo ha reso uno dei protagonisti della sua nuova campagna pubblicitaria.
In effetti lo scontro tra titani Adidas e Nike e la sempre più stretta vicinanza agli Europei di calcio hanno spinto i due marchi alla realizzazione di nuove campagne pubblicitarie continentali che come ovvio invaderanno i media classici (tv, radio, stampa, ecc.) ma daranno vita anche a molte azioni di marketing non convenzionale di tipo viral (dove l’impiego di internet spadroneggia) e guerrillia (eventi, istallazioni, azioni on the street, ecc).
Le due campagne si differenziano molto tra loro perché diverse sono le filosofie che le guidano e che rispecchiano le identità e le vision dei due brand.
Quella dell’Adidas ha per titolo Dream Big ed è un vero e proprio progetto cinematografico realizzato in tre piccoli paesi europei: Andorra, Isole Scilly e San Marino. De Rossi, Kakà, Messi, Gerrard, Beckham e tanti altri sono gli inviati che portano in dono ai bambini di questi piccoli paesi la consapevolezza di poter sognare in grande: anche se si vive in posti pressoché sconosciuti, con la voglia e la gioia di allenarsi, si può aspirare a diventare dei grandi campioni.
Il cuore della campagna consiste in una serie di dodici puntate visibile su www.adidas.com/football. Tutto questo in perfetta linea con lo slogan aziendale per eccellenza Impossible is Nothing come spiega Mary Villa, responsabile marketing di Adidas Italia: “Oggi, l’atleta è al fianco del consumatore e crea quindi maggiore empatia. Noi cerchiamo di svilupparla con il concetto side by side, attraverso il quale il ‘campione’ trasferisce la sua conoscenza sportiva al consumatore. Questo concetto è presente negli spot per gli Europei di calcio, da adesso on air fino a giugno, che si sviluppano in tante piccole storie ‘impossibili’. Gli spot non sono più epici come un tempo, al contrario sono più umani, naïf, divertenti.”
Come questi due (della precedente campagna)...
A proposito di De Rossi stanno cominciando a circolare anche dei video virali su You Tube come questo...
o come quest’altro in cui è evidente la sponsorizzazione del nuovo pallone che verrà utilizzato in UEFA Euro 2008 in cui Adidas è sponsor ufficiale...
La Nike segue una diversa filosofia, Take it to the next level è lo slogan dell’azienda statunitense che può fregiarsi di un regista d’eccezione, Guy Ritchie, e un cast di tutto rispetto come Cristiano Ronaldo, Cesc Fabregas, Ronaldinho, Wayne Rooney, Ruud Van Nistelrooy e Rafael Marquez. Girato in soggettiva, il filmato fa vivere allo spettatore un’esperienza che lo porta a raggiungere di volta in volta nuovi livelli: il protagonista è un giovane calciatore all’inizio della carriera che viene notato da bordo campo da Arsene Wenger. Inizia così per lui una serie di nuove sfide, allenamenti, partite che lo vedono scontrarsi con i grandi campioni. Il percorso si chiude con uno scontro tra Olanda e Portogallo. Il tutto sottolineato dalla colonna sonora degli Eagles of Death Metal.
Chiunque tu sia, che giochi su un campo di periferia o su uno di serie A, continua ad allenarti ad impegnarti ma non smettere mai di sognare perché ogni partita è una leggenda, perché questo è il gioco più bello del mondo.
Daniele ne è l’esempio.
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martedì 6 maggio 2008
E tu "da che trend stai"?
Leggendo, ascoltando, osservando ho appreso l’esistenza di linee di pensiero e di condotta che vengono sposate da alcuni organi d’informazione (la quasi totalità se ci riferiamo alla società Roma) che rappresentano a volte delle vere e proprie forzature per quel che riguarda ciò che viene scritto e detto. In alcuni casi queste forzature possono essere sottili in altri più evidenti ma questo dipende per lo più dalla realtà dei fatti che a volte si accosta più ad un trend piuttosto che all’altro.
I trend cui intendo far riferimento sono due: uno riguarda il parlare sempre e comunque bene della società e dei vertici della Roma; l’altro rappresenta l’opposto cioè tentare di screditare sempre e comunque l’operato dei vertici spingendo verso una loro cessione della società.
È questo “sempre e comunque” che non va bene, che forza, che altera, che vizia, che pone veti, che inibisce le opinioni strettamente personali e libere o addirittura, se si tratta di pura cronaca, che discosta dalla realtà.
A mio parere ciò è frutto di pregiudizi e interessi personali dei singoli giornalisti (o più in generale “comunicatori”) e, ancor più grave, di linee editoriali cui si è costretti a sottostare pena la perdita del posto in cui si lavora. Il tutto nella totale mancanza di rispetto verso i propri utenti/fruitori considerati nel migliore dei casi passivi o, peggio, da persuadere e assoggettare al pensiero di chi informa (come ai tempi della cosiddetta Bullet Theory tanto cara a chi si intende di comunicazione).
In questo marasma informativo (devo dire che il solo parlare della Roma permette a molte persone di portare a casa la pagnotta), come ovvio, esistono anche alcune voci libere, franche, oneste, svincolate da obblighi. Purtroppo bisogna ammettere che il quadro generale offre una visione abbastanza cupa. Si registra una sempre crescente sindrome da trend editoriale (se così non fosse non avrei avvertito la necessità di realizzare questo post ed ancor più l’intero blog).
Altra cosa da dire è che gli anti-Sensi sono molto numerosi, molto più di quanto si possa immaginare (se allarghiamo il discorso ai quotidiani del Nord Italia il già nutrito gruppo cresce esponenzialmente), ed in continua ascesa tanto da far quasi annullare, nel rapporto, l’esiguo numero dei sostenitori della famiglia Sensi.
In sostanza, un dato è incontrovertibile, esiste il trend dei pro-Sensi ed il suo antipode degli anti-Sensi. Tu a quale ti ispiri?
.
I trend cui intendo far riferimento sono due: uno riguarda il parlare sempre e comunque bene della società e dei vertici della Roma; l’altro rappresenta l’opposto cioè tentare di screditare sempre e comunque l’operato dei vertici spingendo verso una loro cessione della società.
È questo “sempre e comunque” che non va bene, che forza, che altera, che vizia, che pone veti, che inibisce le opinioni strettamente personali e libere o addirittura, se si tratta di pura cronaca, che discosta dalla realtà.
A mio parere ciò è frutto di pregiudizi e interessi personali dei singoli giornalisti (o più in generale “comunicatori”) e, ancor più grave, di linee editoriali cui si è costretti a sottostare pena la perdita del posto in cui si lavora. Il tutto nella totale mancanza di rispetto verso i propri utenti/fruitori considerati nel migliore dei casi passivi o, peggio, da persuadere e assoggettare al pensiero di chi informa (come ai tempi della cosiddetta Bullet Theory tanto cara a chi si intende di comunicazione).
In questo marasma informativo (devo dire che il solo parlare della Roma permette a molte persone di portare a casa la pagnotta), come ovvio, esistono anche alcune voci libere, franche, oneste, svincolate da obblighi. Purtroppo bisogna ammettere che il quadro generale offre una visione abbastanza cupa. Si registra una sempre crescente sindrome da trend editoriale (se così non fosse non avrei avvertito la necessità di realizzare questo post ed ancor più l’intero blog).
Altra cosa da dire è che gli anti-Sensi sono molto numerosi, molto più di quanto si possa immaginare (se allarghiamo il discorso ai quotidiani del Nord Italia il già nutrito gruppo cresce esponenzialmente), ed in continua ascesa tanto da far quasi annullare, nel rapporto, l’esiguo numero dei sostenitori della famiglia Sensi.
In sostanza, un dato è incontrovertibile, esiste il trend dei pro-Sensi ed il suo antipode degli anti-Sensi. Tu a quale ti ispiri?
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lunedì 5 maggio 2008
Licenziamenti Roma Channel
Da questo blog volevo esprimere la mia solidarietà verso tutti coloro che sono in difficoltà per via di alcuni licenziamenti da parte di Roma Channel.
Non entro nel merito della questione non conoscendola approfonditamente ma spero che la situazione si possa risolvere positivamente per entrambe le parti.
Non trovo corretto però l’operato del quotidiano IlRomanista, almeno per quel che riguarda il giornale on-line, in cui si dà ampio spazio alle proteste e ai sit in dei dipendenti contro i licenziamenti (con tanto di video-intervista ad un operatore di ripresa licenziato e al segretario regionale SLC CGIL) ma non vi è alcuno spazio dedicato alla controparte.
A mio parere dovrebbero esser menzionate le ragioni sia dei dipendenti licenziati sia della Mad Entertainment, la società che controlla e gestisce le trasmissioni di Roma Channel, con strumenti di pari misura comunicativa.
Non entro nel merito della questione non conoscendola approfonditamente ma spero che la situazione si possa risolvere positivamente per entrambe le parti.
Non trovo corretto però l’operato del quotidiano IlRomanista, almeno per quel che riguarda il giornale on-line, in cui si dà ampio spazio alle proteste e ai sit in dei dipendenti contro i licenziamenti (con tanto di video-intervista ad un operatore di ripresa licenziato e al segretario regionale SLC CGIL) ma non vi è alcuno spazio dedicato alla controparte.
A mio parere dovrebbero esser menzionate le ragioni sia dei dipendenti licenziati sia della Mad Entertainment, la società che controlla e gestisce le trasmissioni di Roma Channel, con strumenti di pari misura comunicativa.
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sabato 3 maggio 2008
Intervista al Presidente Sensi
In questi giorni di festa, di ponte, di spensieratezza voglio fare un regalo a me stesso e a tutti quelli che hanno la pazienza di cliccare su questo blog.
Vi voglio regalare le parole del nostro grande presidente! Un presidente ma soprattutto un uomo già dimenticato da tutti in questo impietoso mondo che va a mille all’ora.
Ogni volta che sento questa intervista provo una forte emozione che penso sia giusto, a partire da oggi, condividere con tutti voi.
È un documento raro realizzato grazie al lavoro della redazione di Te la do io Tokio e soprattutto di Mario Corsi che ha condotto l’intervista e ne è stato il principale artefice.
L’intervista risale al 4/11/2006 ed è l’ultima volta (e speriamo ce ne sia al più presto un’altra perché ne avvertiamo la mancanza) in cui pubblicamente si sente la voce del presidente Sensi.
Buon ascolto
Intervista
Penso non ci sia altro da aggiungere se non la rabbia che provo ogni qualvolta (e questo capita spesso da svariati anni e da più parti) si cerca di disonorare e infangare la famiglia Sensi, il presidente, sua figlia Rosella.
Grazie Mario
Vi voglio regalare le parole del nostro grande presidente! Un presidente ma soprattutto un uomo già dimenticato da tutti in questo impietoso mondo che va a mille all’ora.
Ogni volta che sento questa intervista provo una forte emozione che penso sia giusto, a partire da oggi, condividere con tutti voi.
È un documento raro realizzato grazie al lavoro della redazione di Te la do io Tokio e soprattutto di Mario Corsi che ha condotto l’intervista e ne è stato il principale artefice.
L’intervista risale al 4/11/2006 ed è l’ultima volta (e speriamo ce ne sia al più presto un’altra perché ne avvertiamo la mancanza) in cui pubblicamente si sente la voce del presidente Sensi.
Buon ascolto
Intervista
Penso non ci sia altro da aggiungere se non la rabbia che provo ogni qualvolta (e questo capita spesso da svariati anni e da più parti) si cerca di disonorare e infangare la famiglia Sensi, il presidente, sua figlia Rosella.
Grazie Mario
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venerdì 2 maggio 2008
Sempre sulla notizia
Vogliamo iniziare col botto? Si? L’avete voluto voi, iniziamo col botto.
Tra la giornata di martedì 29 e mercoledì 30 aprile si è consumata una gaffe pazzesca che ha coinvolto due testate sportive italiane: La Gazzetta dello Sport e Il Romanista.
Tutto ha inizio la sera del 29 quando in una emittente radiofonica romana Centro Suono Sport è stato mandato in onda uno scherzo all’interno della trasmissione Tana libera tutti. I due conduttori, Doria e Marcacci, hanno finto di essersi messi in contatto con Flavio Briatore per un presunto interessamento all’acquisto dell’A.S.Roma da parte sua e della famiglia Benetton.
Il giorno seguente il quotidiano Il Romanista riporta la notizia addirittura in prima pagina! All’interno dell’articolo a pagina 2 Cagnucci e Pelosi ne fanno più volte riferimento.
Nella stessa giornata la notizia viene ripresa anche sulla Gazzetta dello Sport nell’articolo a pagina 17 di Catapano, che scrive: “L’ultima voce? Che Luciano Benetton sia disposto con Briatore a rilevare la Roma! Rumors a parte, - e si ritorna alla questione Soros - l’intervento di Unicredit potrebbe essere l’unico in grado di riunire le parti intorno ad un tavolo.”.
Tutto ciò penso sia incredibile ed inammissibile.
Tana libera tutti è una nota trasmissione radiofonica romana che altrettanto notoriamente fonda la sua essenza sull’ironia, sull’ilarità e soprattutto sugli scherzi telefonici. Trovo incredibile (ma purtroppo vero) che due giornali di questo livello abbiano preso una cantonata del genere.
Cagnucci, Pelosi, Catapano dovrebbero quanto meno scusarsi con i propri lettori (dubito che lo facciano visto che oramai sono già passati due giorni) e riscattarsi con una grande reazione d’orgoglio che li spinga a trovare notizie sempre più fresche e quanto più possibile aderenti alla realtà.
Non vorrei generare in voi un certo effetto alone ma come facciamo a dare credito ai quotidiani?
Sarà frutto del caso che quanto successo sia avvenuto in concomitanza con l’apertura di talk about asr o questi eventi sono un pò più frequenti di quanto immaginiamo?
Speriamo bene, ma la vedo male.
Tra la giornata di martedì 29 e mercoledì 30 aprile si è consumata una gaffe pazzesca che ha coinvolto due testate sportive italiane: La Gazzetta dello Sport e Il Romanista.
Tutto ha inizio la sera del 29 quando in una emittente radiofonica romana Centro Suono Sport è stato mandato in onda uno scherzo all’interno della trasmissione Tana libera tutti. I due conduttori, Doria e Marcacci, hanno finto di essersi messi in contatto con Flavio Briatore per un presunto interessamento all’acquisto dell’A.S.Roma da parte sua e della famiglia Benetton.
Il giorno seguente il quotidiano Il Romanista riporta la notizia addirittura in prima pagina! All’interno dell’articolo a pagina 2 Cagnucci e Pelosi ne fanno più volte riferimento.
Nella stessa giornata la notizia viene ripresa anche sulla Gazzetta dello Sport nell’articolo a pagina 17 di Catapano, che scrive: “L’ultima voce? Che Luciano Benetton sia disposto con Briatore a rilevare la Roma! Rumors a parte, - e si ritorna alla questione Soros - l’intervento di Unicredit potrebbe essere l’unico in grado di riunire le parti intorno ad un tavolo.”.
Tutto ciò penso sia incredibile ed inammissibile.
Tana libera tutti è una nota trasmissione radiofonica romana che altrettanto notoriamente fonda la sua essenza sull’ironia, sull’ilarità e soprattutto sugli scherzi telefonici. Trovo incredibile (ma purtroppo vero) che due giornali di questo livello abbiano preso una cantonata del genere.
Cagnucci, Pelosi, Catapano dovrebbero quanto meno scusarsi con i propri lettori (dubito che lo facciano visto che oramai sono già passati due giorni) e riscattarsi con una grande reazione d’orgoglio che li spinga a trovare notizie sempre più fresche e quanto più possibile aderenti alla realtà.
Non vorrei generare in voi un certo effetto alone ma come facciamo a dare credito ai quotidiani?
Sarà frutto del caso che quanto successo sia avvenuto in concomitanza con l’apertura di talk about asr o questi eventi sono un pò più frequenti di quanto immaginiamo?
Speriamo bene, ma la vedo male.
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Si parte...
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